Dove si affitta di più e perché i proprietari scelgono Airbnb.
Allacciate le cinture, perché oggi sul nostro blog decolliamo con numeri vertiginosi: a Porto ogni 10mila abitanti ci sono 454,78 appartamenti affittati tramite Airbnb. Con queste cifre la città del Portogallo è al primo posto della classifica realizzata da Infodata, il Data Blog del Sole 24 Ore che analizza i fatti attraverso i numeri e in questo caso misura la presenza degli alloggi offerti dalla piattaforma nelle principali città europee. Ma andiamo avanti con Lisbona, che conquista il secondo posto della graduatoria con 439,48 appartamenti su 10mila abitanti. Sul terzo gradino del podio c’è Copenhagen, con 431 appartamenti ogni 10mila abitanti.
E l’Italia? La prima città in classifica è Venezia, che si aggiudica il quinto posto con poco meno di 8mila appartamenti affittati su Airbnb, ossia 301 ogni 10mila abitanti. Segue Firenze con oltre 295 appartamenti e al quindicesimo posto della graduatoria arriva terza Milano, con 129 alloggi ogni 10mila residenti. Nel nostro Paese gli immobili totali affittabili mediante Airbnb sono più di 415mila, per un totale di oltre 1,8 milioni di posti letto. Ma come è stato possibile ricostruire i dati relativi al numero di alloggi presenti sul territorio? Infodata ha incrociato i dati di Statista, portale che si occupa di statistica, con quelli di Inside Airbnb, un sito che pubblica dati estratti dalla piattaforma.
Invece i numeri relativi alla popolazione in parte arrivano da Eurostat e in parte da Wikipedia. Si tratta di dati aggiornati a giugno del 2019 e che sono stati forniti a Infodata da onData, associazione che lavora per diffondere la cultura della trasparenza e degli open data. Sono cifre che fanno riflettere sul successo crescente di Airbnb, la celebre piattaforma che mette in contatto chi cerca un alloggio o una camera per breve tempo con chi dispone di uno spazio extra da affittare. Presente sul mercato dal 2007, attualmente Airbnb vanta una community di oltre 2 milioni di utenti nel mondo e propone stanze private, interi appartamenti, castelli, ville, barche, baite, case sugli alberi, igloo e isole private.
Ma perché la piattaforma ha così tanto successo tra i proprietari che scelgono sempre più Airbnb per affittare i propri immobili? Perché chi vive in una città turistica e parte per le vacanze è pronto a offrire il proprio appartamento a estranei per qualche centinaio di euro? Un tempo la casa era sacra e inviolabile, ma oggi anche alla luce dell’incertezza economica diffusa, in molti scelgono di ammortizzare le tasse, le bollette e le spese di manutenzione che inevitabilmente ogni immobile porta con sé optando per questa soluzione. Inoltre Airbnb permette di avere la flessibilità necessaria per conservare una seconda casa a cui magari si è legati emotivamente senza doverla vendere una volta per tutte.
Tutto rose e fiori allora? Sembra di no, perché sono in molti a mettere in discussione il sistema di Airbnb per diversi motivi. Tra gli esempi più recenti c’è quello di Federalberghi, che in Italia denuncia circa 500 milioni di cedolare secca non versata da Airbnb per il periodo che va da settembre 2017 a dicembre 2019. Parliamo di circa 3.500 lavoratori in nero che operano nel settore turistico sommerso. Altro caso di questi giorni riguarda un privato che offriva agli utenti di Airbnb un “mafia tour” di Napoli: “la giornata iniziera’ dal centro storico dove verra’ fatta un introduzione della storia di Napoli e come e’ nata la mafia (camorra)”, si leggeva sull’annuncio poi cancellato da Airbnb.
Inoltre il sistema di Airbnb sembra piuttosto semplice, ma in realtà è molto complesso, perché non basta semplicemente pubblicare il proprio annuncio sul portale. Bisogna avere un’ottima visibilità inserendo tutti i servizi possibili, controllare il calendario degli eventi per massimizzare i ricavi in base ai prezzi per il periodo di riferimento giusto, utilizzare più piattaforme per avere un indice di occupazione sempre molto alto, fare a qualsiasi ora check-in, check-out, pulizie e cambio della biancheria, senza contare che vanno pagate la tassa di soggiorno e le altre tasse. Certo, ci si può affidare a società specializzate, ma queste trattengono la parte sostanziosa del ricavo: parliamo di un 20-30%, non di cifre irrisorie. Perciò alla fine quanto rimane a fronte di tutto il denaro e il tempo impiegati? Prima di sprecarli conviene valutare altre soluzioni, come ad esempio l’affitto a studenti, che è molto remunerativo con un decimo dei problemi.