La quota è ancora più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno.
Come sapete, il nostro blog è dedicato alle ultime novità che riguardano il mondo dell’immobiliare. E oggi le notizie sono tutt’altro che positive, dato che da una recente analisi della Banca d’Italia risulta come gli italiani siano in estrema difficoltà nel pagare le rate del mutuo. In particolare, parliamo dell’indagine straordinaria realizzata da Bankitalia sulle condizioni delle famiglie italiane nel 2020, a cura di Andrea Neri e Francesca Zanichelli. I dati che ne emergono sono a dir poco preoccupanti: quasi il 40% delle persone indebitate, infatti, dichiara di essere in difficoltà nel sostenere le rate del mutuo per via della crisi. E la quota è anche più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno.
Solo un terzo degli individui che hanno problemi con il pagamento delle rate del mutuo ha fatto ricorso o ha intenzione di fare ricorso alla moratoria dei mutui, ossia la facoltà per il mutuatario che si trovi in una situazione di difficoltà di richiedere la sospensione del pagamento delle rate per la parte riguardante la quota capitale. Inoltre, tra chi ha un finanziamento per credito al consumo, la percentuale di coloro che hanno problemi con il pagamento della rata è del 34%. Ma i numeri non finiscono qui e sono tutt’altro che rassicuranti: poco meno della metà degli intervistati dichiara che prima della pandemia arrivava a fine mese con difficoltà. Le quote più elevate riguardano i lavoratori dipendenti a termine (55%) e di disoccupati (64%).
Ancora, negli ultimi due mesi che corrispondono alla fase più rigida delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria, più della metà degli individui afferma di aver subito una riduzione del reddito familiare. Questo anche tenendo presente gli eventuali strumenti di sostegno economico ricevuti. Nel dettaglio, per il 15% il calo rappresenta oltre la metà del reddito complessivo e l’impatto peggiore è tra i lavoratori indipendenti: quasi l’80% ha subito un calo del reddito e per il 36% del campione la riduzione rappresenta oltre la metà del reddito familiare.
E in previsione? Circa la metà degli intervistati si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nei prossimi dodici mesi, anche se di entità minore rispetto a quella degli ultimi due mesi: soltanto il 7% del campione ritiene che fra un anno il reddito della sua famiglia avrà subito un calo di oltre il 50% rispetto a quello precedente l’emergenza sanitaria. Anche tra chi ha subito una riduzione di oltre il 50% del reddito nell’arco degli ultimi due mesi, più della metà prevede che tra un anno il calo sarà ridimensionato e il 15% ritiene che il reddito familiare tornerà ai livelli precedenti l’emergenza sanitaria.
Al di là di un tendenziale calo dei redditi, oltre un terzo del campione afferma di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di tre mesi a coprire le spese per i consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate, periodo compatibile con la durata del lockdown dovuto al Covid-19. In particolare, la quota supera il 50% per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con un contratto a termine. Circa un quinto dei lavoratori indipendenti e di quelli dipendenti con contratto a termine è in questa situazione e nello stesso tempo ha subito un calo di oltre il 50% del reddito familiare nei primi due mesi dell’emergenza sanitaria.
Utilizzando come riferimento omogeneo una soglia di povertà relativa stimata in base all’Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane (IBF) del 2016, la quota del campione che non ha abbastanza risorse finanziarie liquide per poter restare nella soglia di povertà per tre mesi in assenza di altre entrate è del 55%. Infine, l’emergenza sanitaria ha effetti negativi anche rispetto alle aspettative di spesa: circa il 30% della popolazione infatti afferma di non potersi permettere di andare in vacanza durante la prossima estate. Inoltre, quasi il 60% ritiene che anche una volta terminata l’epidemia le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno in ogni caso inferiori rispetto a quelle pre-crisi.