Con le città universitarie vuote e l’aumento dello smart working, aumentano le stanze disponibili.
Questa volta sul nostro blog dedicato al mondo dell’immobiliare parliamo di affitti. E, in particolare, parliamo di come sta cambiando il mercato degli affitti italiano per gli studenti e i lavoratori fuorisede. In questo periodo i primi dovrebbero tornare all’università e i secondi dovrebbero ricominciare a lavorare in ufficio, ma la pandemia di Coronavirus ha modificato radicalmente gli stili di vita di entrambi, con la conseguenza che le stanze disponibili nelle diverse città stanno aumentando.
A dimostrarlo è un recente studio, secondo cui nel 2020 la disponibilità di camere nel nostro Paese è più che raddoppiata rispetto al 2019, con un incremento del 149%. Una delle ragioni, come abbiamo accennato nel titolo, sta nel fatto che le città universitarie si sono svuotate, a causa della didattica a distanza che ha rimpiazzato quella in presenza. Inoltre, sul fronte dei lavoratori, lo smart working ha incentivato l’incremento delle stanze sul mercato immobiliare.
C’è un altro motivo che sta contribuendo in modo rilevante allo svuotamento delle città, specialmente quelle del nord, ma anche al conseguente aumento delle camere disponibili. Parliamo del cosiddetto south working, un fenomeno in base al quale molti professionisti e studenti universitari continuano a lavorare o a studiare nelle proprie case di origine in altre regioni. Per riassumere, didattica a distanza, smart working e south working quest’anno hanno fatto registrare un boom dell’offerta di stanze e posti letto senza precedenti.
Si pensi che in alcuni casi, come ad esempio a Milano, nel 2020 l’offerta è quasi quadruplicata rispetto al 2019, con un aumento del 290%. Segue Bologna, che rileva un incremento del numero di camere del 270%. Poi ci sono Padova e Firenze, dove l’offerta è quasi triplicata con un aumento rispettivamente del 180% e del 175%. Procedendo con le altre città universitarie, a Roma l’incremento è del 130%, a Torino le stanze disponibili sono raddoppiate segnando un +108% e a Napoli l’aumento è del 100%. Con il +12%, Pisa è la città con l’incremento minore, comunque a doppia cifra rispetto al 2019.
Questo aumento rilevante dell’offerta ha avuto come come conseguenza una frenata sul caro prezzi. Dall’indagine infatti emerge come nel 2020 non ci sia stata alcuna impennata sui costi di questo tipo di locazioni, che sono fermi a livello nazionale. Per quanto riguarda le singole città, molte registrano addirittura una leggera oscillazione in negativo: a Bologna e a Palermo una stanza singola costa il 9% in meno rispetto al 2019, mentre a Siena i posti letto hanno subito un ribasso medio del 12%.
Milano si conferma come la città più cara dove vivere da fuorisede. Questo sebbene i prezzi delle camere singole siano rimasti fermi rispetto al 2019 (565 euro al mese) e quelli dei posti letto in doppia siano scesi del 7% (345 euro). A seguire, la seconda città più cara è Roma. Infatti qui vengono richiesti mediamente 438 euro per una singola e 287 euro per un posto in doppia. Nella classifica delle città più costose si posizionano al terzo e quarto posto Bologna e Firenze, dove per affittare una stanza singola vengono richiesti circa 400 euro.
L’analisi dimostra una situazione di sostanziale stabilità per quanto riguarda i costi di questa tipologia di locazioni, che difficilmente registrano oscillazioni superiori ai dieci punti percentuali, sia in positivo che in negativo. Tornando al fenomeno dello svuotamento delle città universitarie, è interessante notare come l’impatto del lockdown ha fatto sì che il 70% degli studenti siano rientrati nei propri luoghi di origine, contro un 30% che ha continuato a vivere in affitto.
Sempre durante il lockdown, diverse agenzie immobiliari hanno lavorato per offrire agli studenti condizioni di maggiore flessibilità dal punto di vista dei contratti e degli sconti. Queste realtà hanno dovuto riorganizzare offerta e servizi, rendendoli più essenziali e ripensando in modo più efficiente la loro proposta. Ciò si è tradotto anche nel potenziamento delle visite virtuali, che hanno registrato un notevole interesse anche dopo la riapertura e la conseguente possibilità di effettuare visite fisiche.